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Roma Ibi2019 - La solitudine dei tennisti

Oggi ero a Roma agli Internazionali di tennis e ho assistito a scene di isteria per Federer davvero sopra le righe. Spiego per chi non segue: stamattina erano stati programmati sul Centrale due dei tre incontri della giornata di ieri annullata per pioggia, e accessibili solo a chi come me aveva il biglietto diurno di ieri, Osaka-Cibulkova e Federer-Sousa. Chi aveva il biglietto diurno di oggi sarebbe entrato dopo la fine dei due incontri, all'incirca alle 13 come da programma. Invece verso la fine del match di Osaka si è cominciato a sentire da fuori gente che urlava e protestava, tanto che a un certo punto si è dovuto fermare il gioco. Poi, entrato Federer, un sacco di gente ha cominciato ad accalcarsi agli ingressi: urlavano che lo stadio era mezzo vuoto e pretendevano di entrare. Si sentivano distintamente le proteste e credo proprio che fossero quelli del diurno di oggi che volevano entrare. Ogni tanto branchi di gente tracimavano dentro lo stadio incuranti
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El Sicario Room 164

El Sicario Room 164 è il film che Gianfranco Rosi ha girato prima di Sacro Gra ; è stato presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 2010 e anche in altri festival dove ha raccolto un tot di premi. Il film è in sé semplice: ispirato da un articolo apparso sull' Harper's magazine che raccontava la storia di un sicario messicano assoldato dal narcotraffico, Rosi è andato a intervistarlo. Quindi il film è l'intervista a quest'uomo, il cui volto è coperto da una specie di pesante drappo di cotone nero ricamato. Molto semplice. L'intervista avviene in una stanza di un motel di Juarez, città dello Stato di Chihuahua situata a 30 km dal confine con gli USA e considerata la città più pericolosa del mondo. In quella stanza il sicario, di cui mai si fa il nome, torturava e talvolta uccideva le vittime. Il film è semplice in apparenza ma in realtà contiene già le intuizioni relative alla dialettica tra fiction e documentario che Rosi ha poi dispiegato

Elogio di Sacro Gra

Sapendo che ero stata alla Mostra del Cinema di Venezia, una sera un amico mi ha chiesto com'era Sacro Gra e poiché a me era piaciuto gliene ho tessuto le lodi. Qualche giorno dopo mi manda un whatsup dicendomi che non l'ha trovato niente di che. Poiché non è un amico cui tenga particolarmente non l'ho presa male come quando una persona che ami non condivide il tuo entusiasmo, però sono rimasta ugualmente molto colpita dal suo giudizio. Il fatto è che dopo solo 20 minuti di Sacro Gra già scrivevo su Facebook che avrebbe vinto. E ho tenuto duro mentre tutto il Lido sembrava tifare per Philomena che io invece mi ero rifiutata di vedere perché mi sapeva di già visto. Sapete quei vecchi film, tutti in ordine, sceneggiatura di ferro, storiona, interpretazioni della madonna, quei film che puoi recensire senza averli visti, infatti ve lo sto recensendo senza averlo visto? Ecco. La premonizione su Sacro Gra, in verità, non è stata particolarmente visionaria. L'h

Il problema dei ruoli

Due riflessioni cinematografiche. La prima è relativa a due film che in apparenza non hanno nulla in comune: Habemus Papam e Anna Karenina . Non hanno nulla in comune ma utilizzano lo stesso mezzo, il teatro, come veicolo. Il film di Moretti è in realtà tutta una riflessione sul “ruolo”. Il cardinale Melville non rinuncia a essere papa, ma rinuncia a essere il papa per come è istituzionalmente concepito. Le scene in cui va in giro per Roma sono cariche di santità e, nonostante lui sia in borghese, è impossibile dimenticare che è il papa, un papa in autobus. Quindi lui continua a essere se stesso (e bravissimo Moretti che riesce a trasmettere questo messaggio). Solo che non vuole tutte quelle palandrane, non vuole il Vaticano, non vuole la distanza. E poi arriva la scena del teatro: lui entra e tutti applaudono. Eccolo, il ruolo. In Anna Karenina il regista Joe Wright utilizza il teatro con il medesimo scopo: Anna Karenina rifiuta il proprio ruolo in società, ovvero tutto quello c

Due film: Django Unchained e Anna Karenina

Django Unchained mi ha dato meno di quanto mi aspettassi. Quello che ho scoperto di Tarantino in quest’occasione è che si destreggia molto meno bene con gli eroi maschi di quanto riesca a fare con le eroine femmine. E in effetti, andando a ricordare la sua filmografia, di veri eroi maschi ce n’è pochi per non dire nessuno. Non si può dire che siano eroi, nel senso stretto del termine, quelli di Pulp Fiction perché sono tutti declinati sul piano dell’ironia e soprattutto della messa in discussione di ogni etica, inteso come etica nel cinema. Una per tutte la scena, al principio del film, in cui Travolta e Jackson parlano della moglie di Wallace in termini estremamente condivisibili e arguti. Ma ci danno le spalle. Poi l'inquadratura diventa frontale, loro spalancano la porta e mitragliano. Come a dire che loro sono questo, gente che trivella le persone senza problemi. L’unico eroe di Pulp Fiction potrebbe essere, manco a dirlo, Bruce Willis, il quale però ricordiamoci che viene